Bisogna tener sempre: Iddio nel cuore, idee buone nella mente, i rispetti umani sotto i piedi. (Cab 11,47.2)
Dio è il nostro unico fine, noi, pur così piccoli siamo destinati a lui. Tocca a noi scegliere tra paradiso e inferno. (Cab 2,13.10)
Domandate a Dio lo spirito di penitenza: egli che ne ha dato il comando, darà anche il mezzo per praticarlo.
È difficilissimo, più di quanto si creda, vincere se stessi, perché la volontà stessa dell’uomo deve combattere contro la propria indole. Il vero trionfo eroico per l’uomo è essere padrone di se stesso. (Cab. 1,3.5)
È necessario che il pastore faccia sentire la sua voce e preceda le pecore perché essere lo possano sentire e vedere. (Cab. 1,10.3).
I propositi devono essere molto seri. (Cab 2,13.10.)
L’avarizia offende Dio il prossimo se stessi. (Cab 2,13.10.)
La carità è la virtù più bella di tutte, il principio e il fine di ogni virtù, che nasce in paradiso e non è perfetta finché non torna in paradiso. (Cab. 1,11.10)
La diligenza nelle azioni conduce alla santità. (Cab. 2,13.8)
La tiepidezza è un verme che non si lascia vedere finché non è rosa la foglia. (Cab. 2,13.9)
Noi siamo debitori a Dio facciamo quindi quello che possiamo per l’uomo e non aspettiamo da lui la ricompensa. (Cab 11,47.7)
Noi, in questo mondo, siamo pellegrini. (Cab. 1,11.10)
Occorre usare le creature come aiuto a raggiungere Dio e non come allontanamento da lui. Voglio usare le cose di questo mondo come scala al cielo. (Cab 2,13.10.)
Ognuno deve ragionevolmente temere per sé e vigilare per non cadere nel peccato. (Cab. 1, 8.3)
Quel mondo che oggi temete e per il quale fate il male, domani vi disapproverà perché avete fatto il male. Il mondo è un niente. (Cab. 1,11.10)
Questo è il vostro compito: vita di santità, di martirio, di fede. (Cab.1,9.2)
Se nel vostro cuore sono ben radicate le virtù evangeliche, vi sarà facile evitare l’antipatia. (Cab. 1,10.13)
Signore, tu vuoi che i fedeli si preparino a celebrare le solennità con l’anima purificata dalla penitenza. (Cab. 1,10.14)
Vanno sradicate anche le più piccole antipatie. (Cab. 2,13.9)