Il ringraziamento del patriarca Moraglia

Beatificazione di don Luigi Caburlotto
(Venezia - Piazza S. Marco, 16 maggio 2015)
Intervento del Patriarca di Venezia mons. Francesco Moraglia


Siamo giunti al termine di questa bella liturgia e, innanzitutto, desidero esprimere la gioia riconoscente della Chiesa che è in Venezia per la beatificazione di un umile figlio del suo popolo.


A Dio, quindi, va doverosamente il primo ringraziamento; Lui solo, infatti, è l’origine della santità. Al Santo Padre Francesco va il nostro affetto più sincero e la nostra preghiera. Al cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, la gratitudine per aver presieduto la celebrazione. Al cardinale Odilo Pedro Scherer, agli arcivescovi e vescovi, alle autorità civili e militari, ai sacerdoti e ai diaconi, alle religiose, ai religiosi e a tutti i fedeli laici convenuti in questa Piazza il più cordiale saluto.
La Chiesa, oggi, con atto solenne, ha iscritto il servo di Dio Luigi Caburlotto nell’elenco dei beati. Don Luigi è stato un prete veneziano, per ventitré anni parroco a San Giacomo dall’Orio, e fu il fondatore dell’Istituto delle Figlie di San Giuseppe. Mi rivolgo quindi, in modo particolare, ai preti veneziani e alle Figlie di San Giuseppe perché - seppur a diverso titolo - sono eredi di don
Luigi.


Al nuovo beato bene si addice l’immagine del prete-pastore “…con l’odore delle pecore” di cui si serve Papa Francesco e con la quale ha delineato l’identità del ministro ordinato. Ricordo qui le sue parole: “Una gioia che ci unge. Vale a dire: è penetrata nell’intimo del nostro cuore, lo ha configurato e fortificato sacramentalmente… La grazia ci colma e si effonde integra, abbondante e piena in ciascun sacerdote. Unti fino alle ossa… e la nostra gioia, che sgorga da dentro, è l’eco di questa unzione” (Papa Francesco, Omelia nella Santa Messa del Crisma, 17 aprile 2014). 


Tanto la Chiesa quanto la città di Venezia - come già dicevo - sono grate al Signore per aver ospitato questa solenne liturgia della beatificazione che, di nuovo, ci ha fatto sentire la bellezza d’esser Chiesa. Don Luigi - il cui vero nome era Ludovico Gasparo Maria Paolo - era un veneziano doc, nacque a Venezia il 7 giugno 1817; il papà Angelo era gondoliere, la mamma Elena proveniva da una famiglia di barcaioli specializzati nel trasporto delle merci. Così, a soli due anni dalla beatificazione di don Luca Passi (fondatore della Pia Opera e dell’Istituto delle Suore Maestre di Santa Dorotea) avvenuta il 13 aprile 2013, la Chiesa veneziana vive un nuovo momento di grazia legato alla santità di un suo figlio. Due preti - Luca Passi e Luigi Caburlotto - che, seppur in modi differenti, appartengono alla Chiesa di Venezia; don Luca Passi nacque a Bergamo, ma era per parte di madre veneziano, esercitò a lungo il suo ministero a Venezia e qui fondò le suore di Santa Dorotea. 
Due preti che hanno donato al nostro presbiterio la vera ricchezza che non mente, che rimane nel tempo e nell’eternità: la santità. È proprio la santità, infatti, a contare agli occhi di Dio, non patendo il passare del tempo. Oggi, don Luigi Caburlotto; due anni fa, Luca Passi. Due preti che, proprio alla vigilia dell’Anno giubilare della Misericordia, ci interpellano sulla santità, la vera firma che autentifica l’apostolato in ogni epoca.


Oggi, per tutti noi, per la Chiesa che è in Venezia e per le Figlie di San Giuseppe è un momento di grande gioia perché siamo toccati da vicino dalla santità che, oggi, in questa Piazza, non risuona come parola astratta e lontana ma come deve essere in realtà, ossia storia vissuta, ed assume un volto concreto e dei lineamenti personali: quelli di Luigi Caburlotto, figlio del
gondoliere Angelo. Il fatto, poi, che un parroco veneziano sia stato dichiarato beato interpella innanzitutto il presbiterio di Venezia (vescovo e presbiteri) sul valore della santità, intesa come vera ed irrinunciabile forza evangelizzatrice.


Guardando a don Luigi Caburlotto, cogliamo subito il profondo legame che ebbe con tutta la città e non solo con la Chiesa veneziana. Qui a Venezia è nato e a Venezia è cresciuto; soprattutto a Venezia - tra campi, campielli e calli e in questa magnifica piazza, simbolo della città - si è speso nel suo instancabile ministero sacerdotale, generando frutti abbondanti e duraturi e rispondendo, così, alla chiamata alla santità nella forma della carità pastorale.
E, proprio grazie a Lui e al suo apostolato, la Chiesa e la città di Venezia - partendo da quelle realtà “popolari” che oggi Papa Francesco chiamerebbe “periferie” - sono state attraversate da una luce che ancora mostra una traccia concreta, in particolare grazie alla presenza delle Figlie di san Giuseppe.


Di don Luigi rimane viva la sua “carità pastorale” portata avanti con tenacia, creatività e fedeltà. Sì, la “carità pastorale” ha connotato l’intero corso della sua vita e del suo ministero, divenendo vera benedizione per quanti lo incontrarono. Carità pastorale vuol dire che il prete risponde alla personale chiamata alla santità essendo e facendo sempre il prete, e non attraverso
scelte di vita o devozioni collaterali al suo esser prete.


Don Luigi Caburlotto è, infine, attualissimo come educatore. Egli, nella non facile situazione della Venezia di metà Ottocento, era solito dire: “Per risanare una società occorre impegnarsi nel campo educativo”. Tale frase, oggi, risuona profetica; il nostro, infatti, è tempo in cui si avverte, più che mai, il bisogno di educatori che siano testimoni appassionati di quanto insegnano. “Gli educatori - sono parole del Caburlotto - devono vedere tutto, correggere poco, castigare pochissimo… devono propriamente vestirsi di Gesù Cristo e pensare che si addossano non solo la cura del corpo, ma bensì quella dell’anima, cosa assai delicata…”.


La Chiesa che è in Venezia eleva così il suo grazie a Dio per il dono grande di don Luigi che - come ogni santo e beato - arricchisce tutta la Chiesa, ma conserva un legame speciale con la Chiesa particolare del suo battesimo e della sua ordinazione presbiterale. La Vergine Maria - a Venezia venerata con i titoli di Nicopeia e Madonna della Salute e dinanzi alle cui icone don Luigi si fermava a pregare -, attraverso l’intercessione del nuovo beato, ci doni santi sacerdoti, testimoni e guide sapienti, capaci d’educare i giovani sulla via di una fede gioiosa e capace di donare la vera felicità.
 

Nel vivere quotidiano, pensa di essere Giuseppe e che le persone che servi siano Gesù e Maria. Mons. Luigi Caburlotto