Teatro 'per tutti sarà Luigi'

mercoledì 4 maggio 2016

Teatro Astori, Mogliano Veneto, 14 maggio 2016 - Per tutti sarà Luigi, è una interessante e ricca opera teatrale di omaggio al Beato Luigi Caburlotto nel primo anniversario della beatificazione.

Il testo e regia sono della maestra Ilaria Pasqualetto, l’interpretazione di tutte e cinque le classi della Primaria “Luigi Caburlotto” di Mestre, con la collaborazione attiva e di piena condivisione della direzione, di tutte le maestre e della comunità religiosa.

L’autrice ha saputo tessere un discorso storico-carismatico in cui radici storiche e attualità vissuta sono in continuità speculare.

Ne risulta una narrazione armonica, delicata, coinvolgente, per noi commovente. Il passato è colto nell’urgenza caritativa che sgorga dalla fede, il presente come attualizzazione di un progetto di nuova evangelizzazione. E così guardare il passato diviene memoria vitale che dà forza e motiva il presente.

Coprire 199 anni (dalla nascita di Luigi ad oggi, era evidentemente problema non semplice. Interessante l’inventiva di far transitare una gondola con una data a scandire lo scorrere del tempo al lento ritmo di semplicissima danza a passo composto, capace tuttavia di dare allo spettatore il ritmo del remo e di evocare la città di Venezia. Del resto lo sfondo, dipinto dagli stessi allievi facilitava l’immersione nel tempo passato che in questa città è anche tempo presente.

L’entrata della gongola a quel ritmo insegna l’importanza di ascoltare, di sapersi fermare, attendere il tempo che passa e segna la vita con le sue gioie e dolori. Il tempo che passa ci arricchisce, non ci fa invecchiare, ma fa nascere qualcosa di nuovo.

Primo quadro: la nascita di Luigi. Nessun tentativo mimetico, nessun neonato, ma il miracolo della nascita è manifestato dall’accorrere dei bambini - i fratellini, ma non solo - che, scoprono l’evento attraverso una finestra. Alla vista del piccolo Luigi il fratello maggiore fa segno di far silenzio, tutti gli altri che si fidano di lui, senza capricci, ma solo esprimendo gioia, a cerchi concentrici si invitano reciprocamente al silenzio - sst… sst.. - mostrando i loro volti luminosi e questo ha dato il senso della famiglia: la vita che nasce è mistero di silenzio stupito, è gioia, fiducia, sicurezza, valori.

Poi esplode la gioia di dare il nome al bambino, tutti hanno una proposta. In sordina vengono suggeriti per primi i reali nomi dati al futuro beato, Ludovico, Paolo, Maria Gasparo … ma poi ciascuno pronuncia il proprio nome. Bellissima questa intuizione che ha fatto vibrare nei nostri cuori la gioia reale di questi bambini di essere protagonisti nella vita di famiglia, non al centro dell’attenzione, ma nell’imparare a cogliere l’importanza dei momenti della vita.

Il raccordo tra le scene, è aiutato da due narratori, sempre diversi, che utilizzano anche testi reali, brevi ed incisivi.

La nascita della Congregazione delle Figlie di S. Giuseppe, è preparata dal contesto storico evidenziato da gesti, segni, la mimica che lasciano comprendere l’abbandono dei figli per la povertà dei genitori, la guerra, le sofferenze e danno quindi modo di comprendere l’ansia pastorale del Beato Luigi e la sua maniera di rispondere all’appello di dio e della sua gente. Il pensiero si fa parola e coinvolge il pubblico nel riflettere, immaginare, cogliere l’essenziale.

Le riflessioni spirituali di don Luigi vengono pronunciate nella penombra, mentre la sua ombra attraversa la scena, e si crea un clima di silenzio e di mistero che ha toccato il cuore.

Una scena di carnevale, danza, canto, mimo, non è semplice espediente per cogliere aspetti tipici della vita veneziana, - fra l’altro sappiamo che Padre Luigi a carnevale e dava vacanza ai ragazzi degli istituti - è piuttosto un aspetto di evidenziazione: tutti i bambini dovrebbero poter godere momenti di festosità, ma a non tutti era ed è dato. Sicché la scena serve da cerniera all’impegno ancor più deciso in favore dei ragazzi.

Ed ecco l’originale modo di raccontare la nascita della Congregazione.

Al centro della scena don Luigi, con lui due giovani, poi tre, fino a 9, gli fanno cerchio intorno rivolte verso di lui e dando la schiena al pubblico, quindi girano in cerchio e una alla volta si gira verso il pubblico mimando un pensiero. Il girotondo viene ripetuto, ma questa volta oltre al mimo viene narrata la pagina storica delle origini.

I maschi degli Istituti Manin e Gesuati. Bellissima invenzione e interpretazione dell’attività educativa svolta da Padre Luigi negli Istituti pubblici maschili dove lavorò per trent’anni e che ebbe, come disse, “in cima ai suoi pensieri ed affetti”. I 14 ragazzi protagonisti, uscivano portando ciascuno i propri “attrezzi” da lavoro e, come ponendosi al proprio posto di laboratorio si mimavano e poi raccontavano quali specialità professionali andassero imparando.

Come raccontare la vita quotidiana del Beato Luigi? Nel copione sono scelti tre episodi rivelatori del cuore caritevole del Padre: il dono delle scarpe nuove, il ricco parrocchiano invitato a far la spesa dal droghiere in difficoltà, l’acquisto di fiori dalla fioraia che ha bisogno di lavorare. Anche qui la soluzione drammatizzata è semplice ed efficace: mentre i due narratori-guida raccontano, sul palco sfilano un “attore” in contemplazione ammirata delle proprie vistosissime scarpe nuove, un “ricco” dal portamonete capace, un gruppo di ragazze con mazzi colorati di fiori. Opportunità per il pubblico per riflettere su quanto fosse importante per il Padre la promozione della persona, non l’assistenzialismo, ma il delicato rispetto del pudore del povero.

Da qui il salto al 2016: l’attualità nelle realtà geografiche Brasile, Filippine, Kenya, Italia. L’espressione più efficace e consona ai giovani attori è la danza, con richiami culturali di abiti e movenze. Per l’Italia la bella idea di far salire sul palco intere classi di piccoli allievi guidati nella danza dalle rispettive maestre: una festa di freschezza.

In due momenti, la voce delicata e armoniosa di due bambine, gemelle, ha accompagnato e sottolineato gli eventi narrati.

In conclusione, la stessa maestra e regista Pasqualetto, ha interpretato in una lettura di grande efficacia espressiva il testo poetico dedicato a Mons. Luigi Caburlotto nel 1885 da un amico. Ed è stato difficile attendere l’ultima parola per applaudire.

Saper coinvolgere i ragazzi dai 6 agli 11 anni in un modo così bello, sereno, non è facile, ma questo è segno che il carisma educativo di padre Luigi è stato ben incarnato dalle insegnati che sono state meravigliose e hanno sostenuto la incantevole e coinvolgente maestra Ilaria. Grazie, grazie di cuore. Padre Luigi vi benedice.

Un’opera quindi nata da un cammino fatto insieme nella comunione e nell’unico obiettivo che i ragazzi facessero un’esperienza di vita, incontrare una figura, quella di Padre Lugi, il cui pensiero in questi anni hanno respirato, attraverso la parola della comunità religiosa, delle insegnanti ed ora, soprattutto quelli di quinta che terminano il ciclo della Primaria, sarà per loro un amico fedele, sul quale potranno sempre contare, insieme a mamma e papà.

“Voi miei carissimi siete sempre in cima a tutti i miei pensieri”

Oggi abbiamo fatto esperienza di come si cresce insieme in una comunità educante dove nella fatica del quotidiano, avere un progetto educativo è la strada sicura che aiuta ad arrivare alla meta: trasmettere ai vostri figli valori umani e cristiani, cultura che apre la mente e il cuore e li sostiene nel guardare con serenità al loro futuro.

La fatica del quotidiano è il mezzo che ci rende capaci di costruire il futuro perché ci rende capaci ci lottare e costruire.

Se l’educatore associa dolcezza e autorevolezza, non serve il castigo. Mons. Luigi Caburlotto